Quando Giovanni Pierluigi da Palestrina (Ioannes Petrus Loisius Praenestinus, ca.1525-1594) morì, lasciò ai posteri un’eredità di quasi mille composizioni.
Il film mira a delineare il ponte ideale che ci unisce alla musica del compositore, a mostrare come la eco del suono da lui creato sia ancora oggi in grado di impressionare la coscienza moderna. Con l’ausilio della tecnica video ad alta definizione il regista cerca di trasmettere la vitalità dell'arte musicale di Palestrina e di spiegare perché il musicista fu denominato "Principe della musica". Nella cultura occidentale i suoi capolavori musicali sono pari agli affreschi di Michelangelo e di Raffaello, ai drammi di Shakespeare o alle scoperte di Galileo. Di fronte alle sue composizioni i rumori e il frastuono del quotidiano contemporaneo si mostrano per quello che sono: una patina di polveri sottili che inquinano la vera forza vitale che è nello spirito dell’uomo. La musica di Palestrina può risvegliare quella forza capace di muovere i granelli di polvere, sospesi nei raggi di luce, come fossero pianeti dell'Universo; di rendere le stelle gocce in un oceano di silenzio; di mutare un edificio del Rinascimento in un’architettura minimalista.
Nel film il protagonista non appare sempre "in persona". Oltre a lui, vengono introdotti anche i suoi amici e i suoi nemici, che ci svelano i diversi aspetti dell’uomo e dell’artista. Biografia, tecnica della composizione, logica sottesa alle azioni e alle scelte sono presentati attraverso la luce riflessa dei suoi contemporanei che pronunciano commenti o ricordano fatti salienti: membri del clero romano, principi, musicisti, alcuni dei suoi ex-allievi, i suoi familiari e, infine, un moderno maestro di cappella nella Roma di oggi, ripreso sul campo, mentre è al lavoro con i suoi cantori. Il percorso narrativo, dunque, mira a contestualizzare l’artista e la sua opera in un ambiente di grandi contraddizioni e tensioni ideali, artistiche, sociali, religiose.
Un gruppo di voci maschili esegue i brani a dodici, a “parti reali” a sei, a cinque o a quattro voci. I solisti non vengono ripresi in maniera fissa in mezzo allo spazio delle chiese e degli altri luoghi di azione, ma sono essi stessi "attori", nucleo/centro e nello stesso tempo elemento unificante del film. Un corpo risonante dove ogni voce è, però, anche indipendente dalle altre. Il gruppo fornisce un commento acustico alla biografia di questo grande maestro, mediante alcune delle opere più famose, ma anche attraverso composizioni meno conosciute.
La musica di Palestrina si trova sempre sulla soglia, di quello spazio magico dove regna l'assoluto silenzio, dove tutto è sospeso, dove ciascuno è capace di aprirsi oppure di chiudersi. Dove è visibile l'ambiguità della vita stessa. Da qui muove e si sviluppa la suspense del film. Saranno poi le immagini a condurre alla musica, a mettere la musica in scena.
« Sono tanti nel mondo gli appassionati di Giovanni Pierluigi da Palestrina, il regista aveva quindi un compito molto arduo e delle scelte significative da effettuare nel trattamento del tema. La prima di tali scelte fondamentali, Brintrup l'ha fatta optando per una biografia drammatizzata; la seconda, definendo i contorni di questo impressionante lavoro: farci ascoltare la musica del maestro, tanta musica, interpretata con talento, con brio e soprattutto con l'anima, dall'Ensemble Seicentonovecento diretto da Flavio Colusso. - Brintrup riesce a mostrarci un Palestrina umano, bon vivant, ma anche un uomo tormentato, a volte pieno di se, profondamente artistico e sinceramente mistico. Ci mostra anche un'Italia in cui la religione è onnipresente e molto politica. Analizzando l'evoluzione del pensiero musicale e filosofico del maestro, il regista ha prodotto una impressionante ode alla polifonia. »
(Martin Prévost in FIFA "Onirico, celeste, divino, è il Palestrina", pubblicato il 22 marzo 2011 a Montreal)
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ITALIA, 52', HD, colore
produzione: Brintrup Filmproduktion/ LICHTSPIEL ENTERTAINMENT / ZDF / ARTE